LIBRERIA NUOVA TERRA: Scheda prodotto
MUSICA IN NERO. IL CAMPO DISCORSIVO DEL JAZZ
di SPARTI DAVIDE
Stato Editoriale
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- Titolo: MUSICA IN NERO. IL CAMPO DISCORSIVO DEL JAZZ
- Autore: SPARTI DAVIDE
- Illustratore: 0
- Editore: BOLLATI BORINGHIERI
- Collana: NUOVA CULTURA
- Anno: 2007
- ISBN: 9788833917566
- Pagine: 223
- Volumi: 1
Classificazione DEWEY
- 780 ARTI
Classificazione CEE
- AVGJ JAZZ
Il jazz non è solo musica, è pure un insieme di concezioni, teorie, racconti, film, documentari, fotografie. Tutto ciò ha contribuito a dare forma a un immaginario tanto bianco quanto nero, poiché se la musica è una creazione afro-americana, il discorso sul jazz rischia di separarla dai corpi che la producono, e dal loro colore. Il jazz deve dunque essere considerato un "fatto sociale totale", un insieme di fenomeni nei quali sono implicati pratiche, discorsi e rappresentazioni. Adottando un approccio non musicologico ma ad ampio spettro, questo libro è insieme una nuova storia sociale del jazz, un tributo alla cultura afro-americana (la quale, privata di riconoscimento e di linguaggio, ha appunto "inventato" il jazz) e un tentativo di ritrarre il jazz attraverso quattro forme di rappresentazione di tale musica. Il discorso primitivista vede il jazz come musica inferiore e selvaggia, contrapponendo al mondo istintivo dei suoni il mondo civilizzato dei testi. Espressione dell'epoca metropolitana e meccanizzata, il discorso modernista collega il jazz all'industria culturale, alla standardizzazione e al consumo. Il discorso politico intreccia il jazz alle rivendicazioni dei movimenti per i diritti civili sorti negli anni sessanta. Il discorso sperimentalista, infine, riflette l'impatto del jazz sulle avanguardie artistiche.
Il jazz non è solo musica, è pure un insieme di commenti, teorie, racconti, film, documentari, fotografie... Tutto ciò ha contribuito a dare forma all’immaginario jazz, un immaginario tanto bianco quanto nero, poiché se la musica è una creazione afro-americana, il discorso sul jazz è anche una creazione mediante la quale la musica si separa pericolosamente dai corpi che la producono, e dal loro colore. Il jazz deve dunque essere considerato un “fatto sociale totale”, un insieme di fenomeni nei quali sono implicati pratiche, discorsi e rappresentazioni. Adottando un approccio non musicologico ma ad ampio spettro, questo libro è al tempo stesso una nuova storia sociale del jazz, un tributo alla cultura afro-americana (la quale, privata di riconoscimento e deprivata di linguaggio ha appunto “inventato” il jazz) e un tentativo di ritrarre il jazz attraverso quattro forme di rappresentazione di tale musica. Il discorso primitivista vede il jazz come musica inferiore e selvaggia, contrapponendo al mondo istintivo dei suoni il mondo civilizzato dei testi. Espressione dell’epoca metropolitana e meccanizzata, il discorso modernista collega il jazz all’industria culturale, alla standardizzazione e al consumo. Il discorso politico intreccia il jazz alle rivendicazioni dei movimenti per i diritti civili degli anni sessanta. Il discorso sperimentalista, infine, riflette l’impatto del jazz sulle avanguardie artistiche. Musica in nero, al tempo stesso un titolo, una condizione – quello afro-americano relegato in un mondo sommerso –, un riconoscimento (a chi quella musica l’ha creata) e un requisito (bisogna “indossare i loro panni” affinché quella musica possa essere compresa e suonata). Davide Sparti, perfezionatosi presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze e presso l’Università di Francoforte, fellow del Collegium di Budapest, è autore di dieci monografie e di tre volumi a sua cura nel campo dell’epistemologia delle scienze sociali, della teoria dell’identità, della filosofia di Wittgenstein, e dell’agire performativo. Ha scritto numerosi articoli e recensioni collaborando con riviste italiane e internazionali. Dal 2001 è professore associato all’Università di Siena. È cofondatore e membro del comitato di direzione della rivista “Studi culturali”